Quei giorni del marzo 2020 restano scolpiti in maniera indelebile nei miei ricordi: tutto il mondo ha conosciuto la violenza con cui l’epidemia di COVID 19 ha investito Bergamo e la sua terra e di conseguenza anche l’ospedale Papa Giovanni XXIII. Come Direttore generale, mi sono trovata con la mia direzione strategica alla guida di una nave in mezzo ad una tempesta furiosa: è stata certamente l’esperienza più faticosa e più dolorosa della mia vita professionale. Accanto alla paura, alla sensazione di essere ormai all’ultimo miglio delle nostre forze, c’era anche in quei giorni concitati una coesione incredibile, una tenacia nel credere che tutti insieme, ognuno con le proprie forze e competenze, saremmo stati capaci di resistere e di continuare a navigare, assolvendo al nostro mandato, che è quello di accogliere e curare. Di quei giorni, non posso nemmeno dimenticare la straordinaria vicinanza delle istituzioni, degli enti del terzo settore e dei singoli cittadini, che ci hanno supportato in tanti modi, con un senso di unità, solidarietà, rispetto e unità di intenti che non avevamo mai visto.

Maria Beatrice Stasi, Direttore Generale dell'ASST Papa Giovanni XXIII (photo © Giovanni Diffidenti).

Per queste ragioni, quando gli infermieri e i medici del Pronto Soccorso del nostro ospedale mi hanno chiesto di sostenere il loro progetto “Giorni muti notti bianche”, ho accettato di buon grado di farlo a nome di tutta l’azienda, perché il loro progetto è una rappresentazione, certamente inedita e originale, ma densa di significati. Uno spettacolo teatrale nasce da uno sforzo corale, racconta un dramma e trasforma il dolore in un’esperienza di rinascita. In qualche modo è proprio quello che è accaduto in quei giorni nei nostri ospedali di Bergamo e San Giovanni Bianco, sotto i nostri occhi e sotto gli occhi di tutto il mondo: quei giorni muti e quelle notti bianche, che non solo non hanno messo fine al tempo della cura ma l’hanno esteso fino a farlo combaciare con la vita stessa.

(photo © Andrea Frazzetta)